domenica 15 gennaio 2012

I fought the law (and the law won)


Eva chiamò Giulia una domenica mattina. Si sarebbero incontrate poco dopo nel nuovo appartamento di Eva. Erano amiche da qualche anno e avevano in comune l’ambito lavorativo, esperienze tragicomiche con uomini grotteschi e gusti musicali. Quando Giulia arrivò si salutarono, aprirono un paio di bottiglie di birra (la domenica mattina per i veri giovani è solo la prosecuzione del sabato sera) e misero su un cd dei Clash. La traccia numero otto era I fought the law. Giulia vide una luce strana negli occhi di Eva. Non ricordava dove aveva letto, ma era certa di averlo fatto, che la voce degli uomini, ad alcune tonalità, è in grado di trasmettere delle onde che fanno vibrare l’utero delle donne. Mentre Giulia immaginava un uomo urlare e una donna venire, Eva disse: “Io tra i sessualmente attraenti ci metto anche Joe Strummer”. Giulia pensò che le rockstar, da questo punto di vista, fossero un po’ troppo avvantaggiate rispetto ai comuni mortali. Il poter mostrare in pubblico la loro potenza vocale avrebbe fatto sì che milioni di donne pensassero che la stessa potenza loro la mettessero anche in altre attività. Così rispose ad Eva: “A Joe Strummer piace vincere facile”.  Immaginò il buon Joe fare cilecca per l’ansia causatagli dalle troppo alte aspettative di una groupie, e rise di gusto.  Si ricordò però di avere un poster di Joe in camera, e si sentì perfettamente omologata al resto del mondo femminile. Il discorso sembrava ormai intavolato su quell’argomento. A dire il vero, ad Eva e Giulia capitava spesso di fantasticare su uomini che mai avrebbero avuto il privilegio di conoscere. Forse perché nella loro vita incontravano soltanto personaggi improbabili, disadattati, che necessitavano di un’infermiera, non di una fidanzata. Eva continuò: “ Perfino Michael Stipe mi fa sesso, anche se è l’uomo più malato del mondo, e oggettivamente non farebbe sesso a nessuno”. Giulia rise un’altra volta. Effettivamente aveva un’aria malaticcia, di certo non dava quell’idea di energia primordiale che di solito è necessaria per immaginare il sesso con qualcuno. Disse ad Eva: “Quello mi dà l’idea di succhiarti via l’anima durante il rapporto, per continuare a vivere. Ho letto su Internet che ha dichiarato di essere gay all’80%”. Entrambe scoppiarono in una fragorosa risata. Non risero del fatto che fosse gay, ma del fatto che fosse riuscito a misurare empiricamente le sua percentuale di omosessualità. Eva ipotizzò che avesse un 20% di pene in grado di tirargli per una donna. Giulia immaginò Michael e un righello e rise di nuovo.  Eva disse: “Ora tocca a te”. Era il turno di Giulia, adesso era lei a dover dire quali uomini la attraevano. Le venne in mente Robert Downey Junior. Poi si ricordò di Benicio del Toro. Poi di un chitarrista di un gruppo rock sfigato, uno di quelli che suonano sempre curvi, non alzano mai lo sguardo e ciondolano avanti e indietro con la testa a ritmo di musica. Giulia era stata ad un loro concerto, e dalla prima fila aveva ricevuto gli schizzi di sudore che provenivano dai capelli del suddetto chitarrista. Si era sentita eccitatissima. Raccontò l’esperienza ad Eva, che replicò dicendo: “Anche a me piacciono questi tipi grezzi, ma il sudore posso vederlo e toccarlo su un uomo solo dopo due ore di sesso sfrenato”. Forse Eva aveva ragione. Giulia si senti un po’ sporca e, per sviare l’argomento “perversioni”, tornò all’omosessualità di Stipe. In realtà, nell’argomento “perversioni” si tuffò a capofitto, dato che disse: “Anch’io sento di avere una percentuale di lesbismo latente”.  Eva, curiosa, volle sapere a chi si stesse riferendo. Giulia disse “Florence Welch. E Carmen Consoli”. Eva invece non aveva sogni erotici femminili, ma non era sicura di chi fosse “quella strana” tra lei e Giulia. Cosa significava non provare nessun tipo di desiderio verso il proprio genere? Eva si alzò a prendere altre due birre, e rimise il cd alla traccia numero otto.  Si alzò anche Giulia e insieme ballarono. 

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