Eva chiamò Giulia una domenica mattina. Si sarebbero
incontrate poco dopo nel nuovo appartamento di Eva. Erano amiche da qualche
anno e avevano in comune l’ambito lavorativo, esperienze tragicomiche con
uomini grotteschi e gusti musicali. Quando Giulia arrivò si salutarono,
aprirono un paio di bottiglie di birra (la domenica mattina per i veri giovani
è solo la prosecuzione del sabato sera) e misero su un cd dei Clash. La traccia
numero otto era I fought the law. Giulia vide una luce strana negli occhi di
Eva. Non ricordava dove aveva letto, ma era certa di averlo fatto, che la voce
degli uomini, ad alcune tonalità, è in grado di trasmettere delle onde che
fanno vibrare l’utero delle donne. Mentre Giulia immaginava un uomo urlare e
una donna venire, Eva disse: “Io tra i sessualmente attraenti ci metto anche
Joe Strummer”. Giulia pensò che le rockstar, da questo punto di vista, fossero
un po’ troppo avvantaggiate rispetto ai comuni mortali. Il poter mostrare in
pubblico la loro potenza vocale avrebbe fatto sì che milioni di donne
pensassero che la stessa potenza loro la mettessero anche in altre attività.
Così rispose ad Eva: “A Joe Strummer piace vincere facile”. Immaginò il buon Joe fare cilecca per l’ansia
causatagli dalle troppo alte aspettative di una groupie, e rise di gusto. Si ricordò però di avere un poster di Joe in camera, e si sentì perfettamente
omologata al resto del mondo femminile. Il discorso sembrava ormai intavolato
su quell’argomento. A dire il vero, ad Eva e Giulia capitava spesso di
fantasticare su uomini che mai avrebbero avuto il privilegio di conoscere.
Forse perché nella loro vita incontravano soltanto personaggi improbabili,
disadattati, che necessitavano di un’infermiera, non di una fidanzata. Eva
continuò: “ Perfino Michael Stipe mi fa sesso, anche se è l’uomo più malato del
mondo, e oggettivamente non farebbe sesso a nessuno”. Giulia rise un’altra
volta. Effettivamente aveva un’aria malaticcia, di certo non dava quell’idea di
energia primordiale che di solito è necessaria per immaginare il sesso con
qualcuno. Disse ad Eva: “Quello mi dà l’idea di succhiarti via l’anima durante
il rapporto, per continuare a vivere. Ho letto su Internet che ha dichiarato di
essere gay all’80%”. Entrambe scoppiarono in una fragorosa risata. Non risero
del fatto che fosse gay, ma del fatto che fosse riuscito a misurare
empiricamente le sua percentuale di omosessualità. Eva ipotizzò che avesse un
20% di pene in grado di tirargli per una donna. Giulia immaginò Michael e un
righello e rise di nuovo. Eva disse: “Ora
tocca a te”. Era il turno di Giulia, adesso era lei a dover dire quali uomini
la attraevano. Le venne in mente Robert Downey Junior. Poi si ricordò di
Benicio del Toro. Poi di un chitarrista di un gruppo rock sfigato, uno di
quelli che suonano sempre curvi, non alzano mai lo sguardo e ciondolano avanti
e indietro con la testa a ritmo di musica. Giulia era stata ad un loro concerto,
e dalla prima fila aveva ricevuto gli schizzi di sudore che provenivano dai
capelli del suddetto chitarrista. Si era sentita eccitatissima. Raccontò l’esperienza
ad Eva, che replicò dicendo: “Anche a me piacciono questi tipi grezzi, ma il
sudore posso vederlo e toccarlo su un uomo solo dopo due ore di sesso sfrenato”.
Forse Eva aveva ragione. Giulia si senti un po’ sporca e, per sviare l’argomento
“perversioni”, tornò all’omosessualità di Stipe. In realtà, nell’argomento “perversioni”
si tuffò a capofitto, dato che disse: “Anch’io sento di avere una percentuale
di lesbismo latente”. Eva, curiosa,
volle sapere a chi si stesse riferendo. Giulia disse “Florence Welch. E Carmen
Consoli”. Eva invece non aveva sogni erotici femminili, ma non era sicura di
chi fosse “quella strana” tra lei e Giulia. Cosa significava non provare nessun
tipo di desiderio verso il proprio genere? Eva si alzò a prendere altre due birre,
e rimise il cd alla traccia numero otto. Si alzò anche Giulia e insieme ballarono.
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