domenica 29 gennaio 2012

Let it snow and...fuck you all

Finalmente è arrivata la neve. Chi mi conosce sa che io detesto la neve, ma dico lo stesso "finalmente" perchè così chi la stava aspettando la smetterà di rompere il cazzo. "Quest'inverno non ce la fa neanche vedere!". Eccola lì, la frasona di chi aspetta la neve (peraltro la frase può avere molteplici significati, ma non li dico, perchè poi dite che sono una zozza e penso sempre male). Oppure "Eh, ma io voglio andare a sciare!" E vai, porco cane, vai, che nevichi a Sestrière, o a Cortina, o dove minchia vuoi andare tu...perchè deve nevicare in città?!? Ci saranno pure un paio di occasioni in cui la neve può essere carina, io questo non lo metto in dubbio, ma per il resto fa schifo.

Occasioni in cui la neve è carina:
  • Quando sei piccolo e vuoi fare il pupazzo;
  • Quando fai le medie e non vuoi andare a scuola;
  • Quando fai il liceo e ci sono le verifiche o le programmate ed è il tuo turno; 
  • Quando sei in casa, è domenica, e tutto ciò che hai da fare è mangiare, guardare film e fare all'ammore con chi ti sta tenendo compagnia per il weekend. 
Basta, finite. Per tutto il resto del tempo la neve è la causa principale del mio male di vivere a gennaio. Io vivo a tre chilometri di curve dal centro. E lavoro a 14 chilometri di curve dalla vita. Per me neve significa isolamento, rimanere senza spesa, non poter uscire a bere una cosa con i miei amici, partire con mezz'ora di anticipo per andare al lavoro, tv senza segnale, internet che va e viene. Inoltre significa rimanere un paio di giorni chiusa in casa con i miei. Mi viene un tic all'occhio sinistro solo a pensarci. Dopo un paio di minuti di caduta un po' intensa di fiocchi, nella mia testa inizio a visualizzare delle scene tipo Shining, in cui inseguo la mia famiglia con un'ascia. Figuratevi quando, come in questo momento, siamo a quota 30 centimetri di neve e non accenna a smettere. 





venerdì 20 gennaio 2012

Riflessioni sull'ammmore

La carenza di affetto certe volte mi fa paura. Ieri sera avevo voglia di un abbraccio, ma non l'avevo mai avuta una voglia di abbraccio così forte. Sentivo proprio la pelle diversa, tanto aveva bisogno di essere toccata. Era una sensazione strana, non so se era fredda o era calda. Quando stai così, appena qualcuno ti abbraccia un pochino, in amicizia, un abbraccio normalissimo, ti si riempiono gli occhi di lacrime e vorresti che quella roba lì che stai provando in quel momento non finisse mai più. E' terribile.

Cari lettori, cosa volete che vi dica? E' un periodo di vacche magre, magrissime. A quanto pare l'unica vacca grassa rimasta qui sono io. 

Sinceramente pensavo che la mancanza di un uomo accanto fosse dovuta alla mia stronzaggine e al mio distacco. Povera illusa! Ieri la mia amica Carlotta mi ha spiattellato in faccia la verità: "quando ti piace qualcuno lo capisco subito. Diventi gattona e patatona, della persona cazzutissima che vuoi fare credere di essere non c'è traccia". Ah. Benone. 

La cosa avrebbe forse dovuto sollevarmi il morale? Non credo. Mi ha dato un sacco da pensare. E mi ha dato un sacco da pensare il fatto che dopo questa affermazione io sia rimasta in imbarazzo per tutta la sera. E poi ho ripensato ad una storia vecchia, che se fossi stata patatona come sono, e non stronza come non sono ma ho voluto essere, forse ci sarebbe ancora. 

Comunque il succo della questione è il seguente: non sono perfetta. Affatto. Sono piena di difetti, ma faccio del mio meglio per nasconderli o superarli. Mi sento sfigata però, perchè c'è sempre qualcosa che non funziona. O mi piacciono gli psicolabili, o sei la persona giusta nel momento sbagliato o il momento è perfetto ma non sei tu.  Però sono ottimista, sempre e comunque, l'ottimismo è una roba che non mi va mai via. Penso sempre che qualcuno o qualcosa arriverà. Occhio, eh, non è romanticismo. E' ottimismo e anche realismo. Anche perchè, come dicevo stamattina alla mia amica Alice: 

  1. Per quale stronzissima legge del creato una persona piacevole e intelligente può essere destinata a rimanere da sola per sempre, se anche i più roiti, cessi a catenella, caproni di questo pianeta hanno un compagno, vivono sereni e, quel che è peggio, figliano? 
  2. Non si può vivere così una vita intera. Non sarebbe umanamente sopportabile essere perennemente tristi, soli e infelici. Dai, ci si ammazza altrimenti. Quindi no, non è proprio possibile.
  3. Perchè se fosse così per tutti ci estingueremmo. E la natura non è stupida. Ci penserà lei a trovarci un uomo a cui piacciamo tantissimo, perchè gli occhi dell'ammmore non gli permettono di vedere nè la ciccia nè i nostri capricci. Che abbia voglia di condividere le nostre disgrazie fino alla fine dei suoi giorni. E che abbia pure voglia di ingravidarci per soddisfare il nostro istinto di conservazione della specie. 
Cosa dobbiamo fare noi per aiutare la natura? E' tutta stanotte che ci penso. 

  1. Anzitutto, abbassare un po' le aspettative. Anche voi uomini, sia chiaro. Cioè, se tu vuoi una strafiga e io uno sveglio che non devo comportarmi come sua madre e dirgli tutto ciò che deve fare, allora siamo destinati a non essere felici insieme. Tu accontentati di me che ho più lardo che anima, e io non ti ricorderò in continuazione quanto sei idiota. 
  2. Non volere tutto e subito. La ricerca di un uomo è come la ricerca di un lavoro. Sfiancante, porca puttana. Calma, sangue freddo, piedi di piombo, zero illusioni. E determinazione. Se abbassi la testa è finita.
  3. E poi nascondersi il meno possibile: non cercare di essere una stronza puttanella se non lo sono. Anche perchè, per quanto uno sia tordo, si accorgerà che lo guardo da gattona/patatona e non gliela sgancio a casaccio. 
P.S. Questa è la canzone di sottofondo mentre sto scrivendo il post....Casualità? Mah.

mercoledì 18 gennaio 2012

Tira più un pelo (...)

Lo so, è proprio un argomento da femmine, forse addirittura da toilette delle donne. Ma la depilazione è un problema che fa parte della nostra quotidianità, quindi tanto vale affrontarlo. Quale strumento scegliere tra i tanti che la cosmesi di oggi ci offre?

  • Rasoio: antico. Sicuramente indolore la depilazione, ma dopo un paio di giorni avrete dei paletti neri e duri al posto dei peli e il vostro fidanzato, accarezzandovi, si pungerà le mani. Inoltre, proprio per la ricrescita dei suddetti peli, sarete costrette a ripetere l'operazione quasi ogni giorno. Farlo ogni giorno vuol dire farlo di fretta, farlo di fretta vuol dire farsi dei tagli. Lasciate perdere.
  • Creme: Dio ci scampi dalle creme. Puzzano di morte e devastazione e l'effetto finale è lo stesso del rasoio. Bleah. No, ragazze, nemmeno i baffetti si fanno con la crema. Nel giro di due giorni avreste un contorno labbra marroncino, si vedrà l'ombra dei vostri peli che stanno ricrescendo. E vi prego, non cadete nel tunnel di quelle schiarenti. Quelle sono il male. Soprattutto se siete donnine mediterranee con pelle scura, e conseguentemente peli neri, evitate di ridicolizzarvi con una specie di toupè biondino sul labbro superiore.
  • Silk-èpil: secondo me un uomo non ha idea di che cosa si provi utilizzando questo strumento di tortura (non c'è altra definizione). Come una pinzetta, solo che invece di una ce ne sono mille. Strappano un pelino alla volta, e dalla caviglia all'inguine ce ne sono tanti di pelini. Il vostro condotto lacrimale esonderà ad ogni spinzettata. 
  • Ceretta: non si può non provare un sentimento di odio-amore verso quest'ultima. Se la fate dall'estetista odierete spendere i soldi e il sadismo che traspare dagli occhi di quella zoccoletta. Se la fate a casa, ogni santa volta bestemmierete in aramaico antico perchè sporcherete ovunque, vi appiccicherete le mani, ci saranno punti del corpo pelosetti difficili da raggiungere. L'amore, beh...la pelle rimane liscissima. E per circa un mesetto non dovrete più pensarci. Poi torna l'odio. L'odio per la follicolite. L'odio per la ricrescita, che un'altra ceretta non potete farla perchè i bastardi son troppo corti. Dopo qualche anno tornerà l'amore, perchè avrete sempre meno peli e sarà una soddisfazione. 
  • Depilazione definitiva: il sogno di ogni donna. Peccato che costi un occhio della testa. Io sono una di quelle che mette da parte 100 euro al mese per realizzare un giorno questo desiderio. Liscia per sempre. Non so se abbia delle controindicazioni o degli svantaggi. Si accettano commenti.
In ogni caso, dopo questa breve rassegna, due sono le cose che mi preme dire. Uno. Uomini, io lo so che i peli non sono una cosa bellissima, ma provate a depilarvi (e non sto parlando di schiena e pettorali, provate inguine, ascelle, e quant'altro) e capirete che alla fine non danno poi così noia, potreste anche cominciare ad accettarli con serenità. Due. donne, non esagerate. Con questo breve test potrete capire se depilarsi è davvero necessario.




martedì 17 gennaio 2012

Un martedì forse non qualsiasi

Cari lettori, 
  questa settimana è molto importante per me. Questa e la prossima, diciamo. Non posso spiegarvi i motivi esatti, anche perchè sono parecchio scaramantica. Avete mai avuto una settimana, o due, o un mese, in cui sentite che TUTTO può cambiare? Tutto, o comunque buona parte. Roba del tipo "se supero questa, da lì in poi è tutto in discesa" o "se non riesco in questo tutto va a sfacelo"? Questa seconda frase la penso spesso, ma in verità non mi appartiene per nulla. Ho sempre un piano B. E se non ce l'ho, riesco ad accampare un mucchio di scuse per cui "è così che doveva andare"...il destino, le persone, mosse sbagliate che ho fatto e così via. Ma di solito non mi abbatto. Cioè, magari mi deprimo un paio di giorni, ma poi mi riprendo e di solito non porto rancore (non più di quello che provo in generale per l'umanità intera). Comunque, quello di cui volevo parlarvi è la sensazione che si prova quando si sente di avere un'occasione, o un obiettivo, o una "missione". Cioè, un fermento, un brivido, una caparbietà mai provata e...voglia di vivere. Anzi, non è voglia di vivere, è proprio VITA. Pensateci, voi sentite di vivere ogni giorno? Io no, o meglio, penso sempre di essere viva e che mi sto godendo in qualche modo le cose, ma poi arrivano giorni così e mi dico "per cosa cazzo stavo vivendo prima?". E' incredibile. Vabè, mò non pensiate che sia chissà che cosa. Però così, volevo dirvi che sono presa bene per un sacco di cose che nemmeno so bene cosa sono. E poi magari andrà tutto male e sarò di nuovo qui a scrivervi che la vita schifo. E poi una sensazione che mi piace un casino è desiderare. Ma desiderare forte, tipo che diventa quasi un bisogno. E un giorno mi sono immaginata che un bisogno fosse un bi-sogno. Cioè, se sogni una cosa due volte, diventa necessaria. Forse. Comunque, desiderare è bellissimo. Ottenere è sublime. Diceva un saggio in un qualche film "fai attenzione a ciò che desideri, potresti ottenerlo". Ma io questa volta sono davvero sicura di volerlo. Talmente sicura che stamattina mentre ascoltavo questa ho pianto.  

domenica 15 gennaio 2012

I fought the law (and the law won)


Eva chiamò Giulia una domenica mattina. Si sarebbero incontrate poco dopo nel nuovo appartamento di Eva. Erano amiche da qualche anno e avevano in comune l’ambito lavorativo, esperienze tragicomiche con uomini grotteschi e gusti musicali. Quando Giulia arrivò si salutarono, aprirono un paio di bottiglie di birra (la domenica mattina per i veri giovani è solo la prosecuzione del sabato sera) e misero su un cd dei Clash. La traccia numero otto era I fought the law. Giulia vide una luce strana negli occhi di Eva. Non ricordava dove aveva letto, ma era certa di averlo fatto, che la voce degli uomini, ad alcune tonalità, è in grado di trasmettere delle onde che fanno vibrare l’utero delle donne. Mentre Giulia immaginava un uomo urlare e una donna venire, Eva disse: “Io tra i sessualmente attraenti ci metto anche Joe Strummer”. Giulia pensò che le rockstar, da questo punto di vista, fossero un po’ troppo avvantaggiate rispetto ai comuni mortali. Il poter mostrare in pubblico la loro potenza vocale avrebbe fatto sì che milioni di donne pensassero che la stessa potenza loro la mettessero anche in altre attività. Così rispose ad Eva: “A Joe Strummer piace vincere facile”.  Immaginò il buon Joe fare cilecca per l’ansia causatagli dalle troppo alte aspettative di una groupie, e rise di gusto.  Si ricordò però di avere un poster di Joe in camera, e si sentì perfettamente omologata al resto del mondo femminile. Il discorso sembrava ormai intavolato su quell’argomento. A dire il vero, ad Eva e Giulia capitava spesso di fantasticare su uomini che mai avrebbero avuto il privilegio di conoscere. Forse perché nella loro vita incontravano soltanto personaggi improbabili, disadattati, che necessitavano di un’infermiera, non di una fidanzata. Eva continuò: “ Perfino Michael Stipe mi fa sesso, anche se è l’uomo più malato del mondo, e oggettivamente non farebbe sesso a nessuno”. Giulia rise un’altra volta. Effettivamente aveva un’aria malaticcia, di certo non dava quell’idea di energia primordiale che di solito è necessaria per immaginare il sesso con qualcuno. Disse ad Eva: “Quello mi dà l’idea di succhiarti via l’anima durante il rapporto, per continuare a vivere. Ho letto su Internet che ha dichiarato di essere gay all’80%”. Entrambe scoppiarono in una fragorosa risata. Non risero del fatto che fosse gay, ma del fatto che fosse riuscito a misurare empiricamente le sua percentuale di omosessualità. Eva ipotizzò che avesse un 20% di pene in grado di tirargli per una donna. Giulia immaginò Michael e un righello e rise di nuovo.  Eva disse: “Ora tocca a te”. Era il turno di Giulia, adesso era lei a dover dire quali uomini la attraevano. Le venne in mente Robert Downey Junior. Poi si ricordò di Benicio del Toro. Poi di un chitarrista di un gruppo rock sfigato, uno di quelli che suonano sempre curvi, non alzano mai lo sguardo e ciondolano avanti e indietro con la testa a ritmo di musica. Giulia era stata ad un loro concerto, e dalla prima fila aveva ricevuto gli schizzi di sudore che provenivano dai capelli del suddetto chitarrista. Si era sentita eccitatissima. Raccontò l’esperienza ad Eva, che replicò dicendo: “Anche a me piacciono questi tipi grezzi, ma il sudore posso vederlo e toccarlo su un uomo solo dopo due ore di sesso sfrenato”. Forse Eva aveva ragione. Giulia si senti un po’ sporca e, per sviare l’argomento “perversioni”, tornò all’omosessualità di Stipe. In realtà, nell’argomento “perversioni” si tuffò a capofitto, dato che disse: “Anch’io sento di avere una percentuale di lesbismo latente”.  Eva, curiosa, volle sapere a chi si stesse riferendo. Giulia disse “Florence Welch. E Carmen Consoli”. Eva invece non aveva sogni erotici femminili, ma non era sicura di chi fosse “quella strana” tra lei e Giulia. Cosa significava non provare nessun tipo di desiderio verso il proprio genere? Eva si alzò a prendere altre due birre, e rimise il cd alla traccia numero otto.  Si alzò anche Giulia e insieme ballarono. 

venerdì 13 gennaio 2012

Il meglio deve ancora venire

Avete presente quando riflettete tantissimo prima di comprare una cosa, poi vi decidete e la comprate, e subito dopo ne trovate una che vi piace molto di più e non potete più comprarla perchè avete finito i soldi?

O quando cercate l'ispirazione per un regalo per qualcuno...ci pensate un sacco e poi vi accontentate di un'idea così così. E il giorno dopo aver consegnato il vostro mediocre presente, avete un'illuminazione: "cavolo, potevo fargli questo!".

Al liceo avevo lo stesso problema con i temi. Leggevo il titolo e iniziavo a prendermi male. Tre ore di tempo. Due per pensare a che cazzo scrivere. L'ultima per buttare giù tutte le idee raccolte. Una fatica immane. Poi suonava la campanella, uscivo in corridoio e mi venivano colpi di genio in rapida sequenza. Avrei potuto abbozzare un romanzo di formazione entro il successivo suono della campanella. 

E poi quando litigate con qualcuno. Poniamo che ci sia una questione spinosa in sospeso. Vi preparate un bel discorsetto nella vostra mente. "Se mi dice così, gli rispondo cosà, se invece....uh, se solo si azzarda a dire questo, beh, lo siedo con quest'altro..." e via discorrendo. Arriva il momento, e ovviamente nulla va come ve lo eravate immaginato. Probabilmente avrete pianto, sarete scappati o rimasti ammutoliti di fronte a un insulto o a qualcosa che non vi aspettavate che l'altra persona sapesse. E poi sarete arrivati a casa, e, proprio come succede a me, vi saranno venute in mente una serie di frasi con cui avreste potuto zittire e far vergognare il vostro interlocutore in tempo zero. 

Ora, se fossi pessimista penserei "Che sfiga, che cogliona che sono, perchè non mi è venuto in mente prima?". Ma sono ottimista (di secondo nome faccio Gianni) e quindi io dico "è ovvio che il meglio debba ancora venire". Sì, perchè tutto quello non ho "usato" in passato, lo userò in futuro. No?

La prossima volta, prima di comprare qualcosa, girerò tutti i negozi. 

La prossima volta, quando trovo qualcosa di adatto a quella persona, lo compro. Non mi interessa se siamo a gennaio e compie gli anni a settembre. 

Il prossimo tema sarà bellissimo. Sì, forse non sarà attinente all'argomento indicato nella consegna, ma io quelle cose geniali che ho pensato devo scriverle! 

E la prossima volta, stupido idiota, non ti farò nemmeno parlare. 

No, non ho detto gioia, ma noia noia noia

Questa settimana di clausura forzata a causa della bronchite è stata decisamente poco stimolante. Bisognerebbe  avere un quadernetto su cui scrivere ogni giorno quello che non abbiamo avuto tempo di fare, così, quando siamo malati, possiamo farlo. Compatibilmente con la malattia che abbiamo, chiaramente.

Ma poi la cosa più strana è stata non aver nulla da dire o da scrivere qui sul blog. Cioè, se non vado a lavorare, non esco a fare un giro, non vedo qualcuno, mi sembra di non vivere proprio. E' strano, perchè invece quando vado a lavorare, sto fuori casa tutto il giorno e sono in continuo contatto con le persone, penso: "quanto vorrei stare a casa a fare nulla e non vedere nessuno, questa non è vita!".

Vorrei capire...desiderare sempre l'esatto contrario di quello che ho in quel momento è un problema solo mio? O tutti la pensano così?

Comunque, vi racconto alcune cose che ho fatto:


  • Ho tenuto Skype acceso tutto il giorno. Cosa che non faccio mai. Così ho potuto chiacchierare sempre con qualcuno. Chi mi ha tenuto più compagnia questa settimana è stata la mia amica Alice, anche lei a casa con l'influenza. I nostri aggiornamenti in tempo reale sui rispettivi stati di salute hanno allietato le nostre giornate. 
  • Ho pensato. Madonna, quanto ho pensato. Ho pensato così tanto che, come al solito, ho sconfinato nel pippone mentale. Per fortuna che a raccogliere il frutto dei miei pipponi (mh, che brutta immagine!) c'era Alice. E a fermarmi. Avere del tempo "libero", o per meglio dire, "vuoto", quando si ha qualcosa da dimenticare, può essere molto dannoso. D'altronde, di solito ci si dimentica delle cose quando se ne hanno mille altre da fare. Se invece si ha solo una cosa a cui pensare, difficilmente la si dimentica. 
  • Ho bevuto un sacco di tisane. L'ho fatto come andrebbe fatto, ossia con calma, come un rituale purificatore. E ho finalmente deciso che il mio gusto preferito è la liquirizia. Non avevo mai avuto un gusto preferito, forse perchè ho sempre bevuto la tisana in modo superficiale e frettoloso. E' una grande soddisfazione sapere con certezza che il proprio gusto preferito è la liquirizia. 
  • Ho letto. Ironia della sorte, sto leggendo un libro che parla di un tizio che nella sua vita non ha assolutamente nulla da fare. Lui guarda la TV, si fa le canne e ascolta i Nirvana. Io sostituisco la TV con il ricamo o il disegno, le canne con la tisana e....i Nirvana li tengo, al limite li intervallo con i Pearl Jam.
Beh, non ho più nulla da scrivere. E sapete che vi dico? Spero di non ammalarmi più per un bel po' di tempo.

mercoledì 11 gennaio 2012

Random

Le notti insonni sono proprio brutte.

In questi giorni di lunga e penosa malattia (tanto per fare una citazione colta) dormo parecchio durante il giorno, quindi la sera fatico un po' a prendere sonno. Inoltre stanotte stavo piuttosto male, quindi si aggiungevano difficoltà. Le poche ore in cui ho dormito sono state costellate da incubi, quelle (molte di più) di veglia lo sono state invece di pensieri assurdi. Qualche giorno fa su Rolling Stone ho letto "Anche pensare è un'attività fisica!". Evidentemente stanotte ho lavorato un sacco. Forse è per questo che stamattina sono così stanca. 

Tra i pensieri random di stanotte ci sono stati: 

  • Detesto stare male, e detesto rimanere forzatamente chiusa in casa. Odio non avere nulla da fare. 
  • Cazzarola, tra meno di tre settimane finisco questo anno di lavoro, se non ne trovo subito un altro potrebbe essere così ogni santo giorno. Che incubo.
  • Oggi pomeriggio ero svaccata sul divano, la tv era accesa ma avevo dimenticato il telecomando. Ad un certo punto, guardando altrove, ho pensato che in quel momento avrei tanto voluto vedere "Se mi lasci ti cancello", ma che non avevo affatto voglia di alzarmi e andare a mettere il dvd. Poi mi giro verso la tv e vedo Jim Carrey e Kate Winslet. Era solo una pubblicità, d'accordo, ma era proprio il film che volevo. 
  • Allora adesso penso intensamente "domani mattina mi sveglio magra,  domani mattina mi sveglio magra, domani mattina mi sveglio magra, domani mattina mi sveglio magra, domani mattina mi sveglio magra" e avanti così tipo mantra. 
  • Basta, adesso mi alzo e vado a fare qualcosa. Internet. Cosa? Su Facebook a quest'ora non c'è nessuno. Cosa guardavo su Internet prima di avere Facebook? Non riesco a ricordare.
  • Che noia, cazzo. Non potrebbero essere almeno già le sette così mi posso svegliare? Che idiota, sono già sveglia! 
  • Certo che siamo condizionati dalle abitudini. Che male ci sarebbe nel farmi un caffè alle 4 del mattino, mangiare una brioche, fare la doccia, asciugarmi i capelli, lavarmi i denti, leggere un quotidiano, esattamente tutto ciò che farei se fossero le sette? Niente, nessun male, ma non è il caso di farlo. Perchè? Perchè sì.
  • Adesso devo farcela a dormire. Pronti? Via! Oh, no, devo fare pipì. 






lunedì 9 gennaio 2012

Il mondo è bello perchè è marcio

Ogni volta che vado dal medico, varco la porta e mi sembra di entrare a Narnia. Ma che personaggi ci sono?

In ogni sala d'attesa che si rispetti troverete una nonnina populista. Ad alta voce urla "la benzhina chosta chara, il cibbo chosta charo, il gaz e la luce chostano chari...chome si può champare chosì?" (ho messo tante H perchè la nonnina populista è quasi sempre calabrese, e si sente!). Una volta finito il suo comizio si guarderà intorno aspettando che qualcuno la consideri e le faccia un applauso.

Poi c'è sempre un tipo scazzatissimo, palesemente in tenuta da lavoro (scarpe anti-infortunistiche, tuta e quant'altro) che è lì per conto di qualcuno. Il figlio, la mamma, la moglie. Non sta nella pelle, si guarda intorno, sbuffa, bestemmia a labbra serrate. Dopo mezz'ora finalmente si decide: "Devo fare solo un foglio, non mi farebbe passare prima?".

Ci sono sempre un paio di stranieri. Li schifano tutti e non possono mai sedersi. Ma in che mondo viviamo? Hai paura che l'uomo nero ti mangi? Guarda, tranquillizzati, se è qui è perchè è malato, non ha le energie necessarie per sbranarti in modo sanguinoso. Peraltro ne avrebbe ben donde.

C'è sempre qualcuno con qualcosa di rotto, che non perde occasione per raccontare all'intera sala d'aspetto  come è avvenuto l'incidente. Dettagli raccapriccianti che nessuno avrebbe mai voluto conoscere.

Poi non possono mancare le due vecchiette amiche di sempre. Due rompicoglioni esagerate che vanno dal medico ogni giorno. Hanno trentaduemila medicine da prendere, ma a loro non interessa. Hanno un solo obiettivo: spettegolare. Di solito parlano di morti, di solito giovani, di solito morti sospette. E, rigorosamente in dialetto, ipotizzano le cause della morte "Era un drogato" "Si è suicidato perchè non trovava lavoro" "Chissà cosa aveva da nascondere!". Di fronte a queste vecchie odiose che pare non abbiano veramente altro da fare nella loro misera vita, io mi sono sempre chiesta: Ma se siamo in un paese piccolo, e tu ti trovi di fronte, per dire, la mamma di questo ragazzo? Spero che ti succeda, cara nonna, e che questa donna abbia la forza di risponderti in un modo che ti spinga a chiuderti in casa dalla vergogna per il resto dei tuoi giorni.

Morale della favola:

- Due ore di attesa. Sì, perchè anche se arrivi all'ora esatta in cui lo studio apre, i suddetti personaggi sono già tutti in fila da prima di te.

- Diagnosi: bronchite. E che culo!

- Prognosi: 7 giorni a casa a dormire.





domenica 8 gennaio 2012

Questioni di famigghia

Ci sono situazioni da cui proprio non si può scappare. Questioni che non si possono non affrontare. Tradizioni a cui non ci si può sottrarre. Eventi a cui non si può non partecipare.

Sto parlando dei pranzi di famiglia. Ebbene sì, tutti dobbiamo passare da questo stretto pertugio almeno una volta nella vita. A me ad esempio tocca oggi.

A Natale sono scappata fuori città pur di evitarmelo, ma mò me tocca. E sono pure malata, solo che ormai non posso tirarmi indietro, mancano solo due ore. Toccherà vestirsi a modino, prendere un Oki e andare.

La cosa che detesto dei pranzi di famiglia è il dover essere per forza simpatici. E a me invece stanno quasi tutti un po' antipatici, tranne i miei cugini Sara e Andrea.

Un'altra cosa che odio è quanta carne mangiano i miei parenti. Nell'antipasto, nel primo e nel secondo c'è sempre carne. Si salva giusto il Pandoro. Perchè? Anche le verdure sono buone. Perchè nessuno lo capisce? Oggi ho fatto i falafel per tutti, così magari lo capiscono che le polpette sono buone anche senza maiale. E sempre a proposito del vegatarianesimo, un'altra cosa che mi fa impazzire sono le domande: "Ma quindi non mangi nemmeno il pesce?" "Eh no, anche i pesci sono animali, brutti finchè vuoi, ma lo sono". "Beh, però gli affettati sì, dai!" "Eh no, nemmeno quelli". "Ma allora cosa mangi?" "Tutto il resto, no? Mi vedi forse deperita?" Che nervoso!

Poi non sopporto i salamelecchi: "Come stai bene!" quando uno fa palesemente schifo, "Tranquillo, faccio io i piatti!" quando l'unica cosa che vorresti davvero fare è dormire sul divano con la cerniera dei pantaloni abbassata, "Tutto buonissimo!" e arrivi a casa e vomiti.

E poi i domandoni: "Oh ma 'sto fidanzato?", "Ma la tesi?", "Ma il contratto te lo rinnovano?", "Che ne pensi di 'sta manovra di Monti?". Lasciatemi stare, voglio solo ingozzarmi di salame di cioccolato e strozzarmi con le arachidi.

E poi sono lunghi 'sti pranzi. Dopo gli antipasti sono tutti pieni (a parte i vegetariani, che ancora non hanno toccato nulla). E invece tocca stare a tavola almeno fino alle16. Garantito.




La cosa che invece mi piace è vedere il nonno felice che ci siamo tutti.

sabato 7 gennaio 2012

Maledetta Primavera

Ieri ho raggiunto l'apice del farmi schifo. Credo di averlo mascherato abbastanza bene, ma la verità è che mi facevo schifo da sola, a livelli mai toccati prima. L'abbiamo provata tutti questa sensazione, almeno una volta.

Al pomeriggio decido che la sera sarei uscita, e dato il pessimismo e il fastidio degli ultimi giorni, il mio impegno era: provare a divertirsi senza segoni mentali. 

La scelta di un vestito adatto (adatto a cosa, poi, visto che non sapevo dove sarei finita) ha richiesto molto più tempo del previsto. Non che io abbia l'armadio di una diva, sia chiaro, solo che quelle tre cose in croce che ho mi facevano tutte schifo, ovviamente. Ho provato quattro vestiti. Non so chi sia stato più crudele tra lo specchio e la mamma. Lo specchio ha una forma strana, è posizionato in modo particolare, riflette una luce giallognola. Insomma, non ti sembra di stare mai bene bene, e alla fine scegli ciò che più ti piace, non ciò che meglio ti sta. Mia mamma invece, che ha assistito ai cambi d'abito, commentava così "Questo è molto carino sul decolletè, ma fa difetto sulla pancia, VIA!" "Questo copre molto bene la pancia, davanti sembri quasi magra, ma se ti giri ti fa il culo come una portaerei, VIA!" "Questo è ok, ma non hai una maglia fatta così, così e cosà da abbinarci? EHM NO, VIA!". Al terzo cambio ho pensato di farla finita e mettere un bel burqa, così da poter coprire tutto quello che c'era da coprire. Poi finalmente scovo nell'armadio un vestito mai messo, ancora con il cartellino attaccato: fa schifo, ma visto che faccio schifo anch'io decido che va bene quello. Fa difetto sulla pancia. Pazienza, la pancia c'è, inutile tentare di nasconderla. 

Passiamo al trucco. No guardate, davvero, non sono una di quelle che normalmente "si prepara" per uscire, ma ieri, vi giuro, ce n'era la necessità. Una fioritura di brufoli che manco a tredici anni. E ve lo assicuro, non ho mangiato cioccolata in questi giorni, anche se Dio solo sa quanto avrei voluto scofanarmi una tavoletta da 250 gr di fondente, pur di liberare un po' di endorfine. Saranno stati gli ormoni pre-ciclo. Bei momenti. Comunque, coprire i brufoli è una delle grosse piaghe dell'umanità, assieme al buco nell'ozono, la fame nel mondo e il silk-èpil. Alla fine sembravo un mascherone. Fanculo, tanto faccio schifo lo stesso. Ombretto nero a badilate sulle palpebre, così si abbina col nero delle occhiaie. E via. Eccola là, Zio Fester. 

Schifosa come non mai esco. Con una carogna sulla spalla che mi accompagna e uno sguardo truce a segnalare l'odio che covo verso l'umanità. 

Volete sapere come è finita? Ho rotto le palle agli amici per andare al karaoke. Un posto più trash dei karaoke io non so se esista. Almeno, i karaoke della zona sono un covo di sfigati. Inizialmente pensavo che andandoci avrei potuto accrescere la mia autostima, vedendo che c'erano casi ben più disperati del mio. La visione di certa gente e  il nettare degli dei (la birra) mi hanno aiutata ad alzare il tono dell'umore. Dovete sapere che non bevo molto, quindi dopo la quantità di birra che agli altri rinfresca le fauci, io sono già ubriaca come una cocuzza. Al che mi sono completamente omologata al resto della gentaglia che ivi si trovava. Lara mi trascina a cantare. Dopo una "Your song" piuttosto sottotono (anche perchè, diciamocelo, non la sapevamo), chiediamo "Maledetta Primavera". Lara fa l'indifferente, non capisco nemmeno se sta cantando o no. Io invece, fin dalle prime note, vengo travolta dalla sofferenza amorosa di Loretta Goggi mista alla mia e mi lancio. Al "...che importa se-e-e-e-e-e-e-e" prendo per la manica un tipo col giubbotto di pelle accanto a me e lo sbatto (a ritmo) come se avessi di fronte l'uomo che mi ha fatto soffrire, e che ha fatto soffrire anche Loretta, cazzo. Urlo come una gallina strozzata, ho un'espressione tipo "cacca durissima" o "forte sprangata sul cranio". Soffro, cazzo, quanto soffro. Forse un pochino anche il pubblico. 

Esco soddisfatta, senza un briciolo di voce. Bella serata. Non me ne importa un fico secco se sembravo una donna alla frutta che stava raschiando il fondo del barile. Io mi sono divertita e va bene così. 


Nell'immagine, Loretta urla al telefono con l'uomo che l'ha fatta soffrire. 


venerdì 6 gennaio 2012

Saturno contro


Quando sono depressa e nella fase acuta della sindrome pre-mestruale ho la tendenza a diventare un po' una bimbaminkia, quanto a frasi e pensieri stucchevoli. In più oggi i pianeti hanno deciso di allinearsi e farmi imbattere in coincidenze tali da ribaltare la mia visione delle cose.


Tu non sei l'eccezione. Tu sei la regola.

E la regola dice che se un uomo non ti chiama, è perché non vuole chiamarti. Se ti tratta come se non gliene fregasse un cazzo, è perché non gliene frega un cazzo. Se ti tradisce, è perché non gli piaci abbastanza.
Non esistono uomini spaventati, confusi, disillusi. Non esistono uomini tragicamente segnati dalle passate esperienze, bisognosi d'aiuto, bisognosi di tempo. Gli uomini si dividono in due categorie soltanto: Quelli che ti vogliono. E Quelli che non ti vogliono. Tutto il resto è una scusa.
E Tu, Tu Donna, di mestiere fai l'avvocato, la commessa, la cameriera, l'insegnante, la casalinga, la commercialista, la modella, la ragioniera, l'attrice, la studentessa. Non la crocerossina.  Quindi.  Aspetta che sia lui a chiederti di uscire. Perché va bene la parità dei sessi, le quote rosa, e l'eguaglianza dei diritti. Ma i tempi non sono poi così cambiati. Gli uomini restano pur sempre dei cavernicoli, sia pure incravattati, e come tali adorano il sapore della conquista.  Tieniti lontana dagli uomini sposati. Non lasceranno la moglie per te. Meno che mai lasceranno i figli per te. E non credere alla storia dell'amica della sorella di tua cugina, appena convolata a nozze con quello divorziato. Tu non sei l'eccezione. Tu sei la regola.
Al bando quelli che ti costringono ad aspettare ore accanto ad un telefono che non suona. Non hanno perso il tuo numero. Non hanno investito un cane. Non hanno appena scoperto di avere un tumore alla prostata. Probabilmente sono al telefono con un'altra. Oppure sono gay.  Fanculo quelli che non declinano i verbi al futuro. Non sono analfabeti. Semplicemente non vogliono impegnarsi. Perché non gli piaci abbastanza. Li riconosci facilmente. Girano con un cartello appeso al collo, e la scritta: "Ci stiamo frequentando". Quando la senti, scappa.
Non consumare le tue belle scarpe nuove (e neppure quelle vecchie) per correre dietro un uomo che non ti vuole. Usale, piuttosto, per prenderlo a calci in culo. Impara l'arte dell'essere donna. Impara l'arte di ottenere dagli uomini quello che desideri, non sbattendo i piedini, ma facendogli credere che siano stati loro a decidere.   Impara a scegliere, invece che essere scelta.

(Tratto da "LA VERITA' E' CHE NON GLI PIACI ABBASTANZA")

Le mille e una festa

Sono una minimalista. Non amo le cose inutili. Mi piace l'essenziale.

Ecco perchè l'unica festa dell'anno che mi piace un pochino è l'Epifania. Perlomeno ha una funzione: tutte le altre feste portarsi via. E grazie al cazzo, era ora! 

Da quant'è che ci ammorbano con 'ste feste? Non so, dal primo dicembre? Forse anche un po' prima. Ormai del Natale si inizia a parlare dopo Halloween. Di Capodanno dopo Natale. Di Epifania dopo Capodanno. Dopo l'Epifania si parte con S.Valentino, poi (in ordine sparso) la Festa del Papà, della Mamma, della Donna (l'apoteosi dell'idiozia, non ci vedo proprio nulla di divertente) poi Pasqua, poi Ferragosto, poi Halloween e ricomincia il circo. Le uniche feste che non si festeggiano sono quelle utili: tipo il Primo Maggio o il Due Giugno. Sì vabè, non si va a scuola, non si va al lavoro. Però nessuno si ritrova per un pranzo in famiglia a discutere del lavoro o della Repubblica, nè ci si scambia doni attinenti o frasi d'affetto. Mah. 

Poi un'altra cosa, e qui mi scaldo, perchè davvero ne ho i coglioni pieni. Le catene di Sant'Antonio e gli auguri divertenti. Frasi che non oso nemmeno ripetere, tanto sono imbarazzanti. Roba che nemmeno se apri la mia Smemoranda del '99 riesci ad eguagliarne l'insulsaggine.

Ah, dimenticavo...Gli irrinunciabili tag collettivi su Facebook. Ficcare tutti gli amici in una foto dove non c'è nemmeno uno di loro, bensì Babbo Natale, la Befana, una bottiglia di champagne. Così dopo un minuto hai 102 notifiche di sconosciuti che hanno fatto tutti lo stesso commento "auguriiiiii anche a teeeeeee <3". Cristo, che odio! 

Comunque quel che voglio dire è che non se ne può più. E' proprio indispensabile festeggiare ogni cagata possibile? Davvero non abbiamo di meglio da fare? La smetto, che poi vengo tacciata di rancore verso il genere umano, misantropia, antisocialità, cuore di pietra e quant'altro. 

Principi azzurri e osteoporosi

Ieri la mia amica Carlotta mi dice: "Smettila di aspettarlo, arriverà prima l'osteoporosi di lui".

Questa frase si presta ad una serie di interpretazioni:

  • Quando vuoi qualcosa o qualcuno non aspettarlo. Vai a prenderlo. Agisci, non stare lì sul divano a mettere la muffa, esci, cazzo. 
  • Smettila di sperare in qualcosa o qualcuno che non arriverà. Non illuderti, non sognare ad occhi aperti. Svegliati! Hai fallito un obiettivo? Cambialo! 
  • Stai invecchiando, è quasi ora che ti trovi un uomo affidabile, non una palla al piede che si fa aspettare. 

Qualunque sia il significato da attribuire a questa frase, io sto facendo l'esatto contrario: aspetto, lascio crescere il muschio a nord del mio corpo, mi nego le alternative che il mondo mi offre, resto ancorata ad un'idea bucolica di qualcosa che è passato. Mi sa che è ora di cambiare. Non vorrei finire come questa tipa qui sotto, un'altra che aspettava il Principe Azzurro. Ed è arrivata prima la morte. Altro che osteoporosi.









giovedì 5 gennaio 2012

Il fumo dell'arrosto non riempie la pancia

A parte il fatto che sono vegetariana, dunque l'arrosto non lo mangio. Comunque, è per dire che non ci si può nutrire d'illusioni. Quello che poi ti fa vivere (o morire) davvero sono i fatti.

Quando aspetti un messaggio, una telefonata, un segnale qualsiasi dalla persona che ami (illusione), sei sospeso in una specie di limbo fatto di pipponi mentali e film d'autore partoriti dalla tua fervida immaginazione. Passiamo ai fatti: se il segnale arriva, di colpo ti senti vivo; se non arriva, senti che un pezzettino di te è morto. Una porzioncina di cuore diventa sterile, arida, asettica. Quella zona lì non prova più niente.

Chi sbaglia? Chi è il debole tra i due?

Uno dice " ci sentiamo". Poi non sia mai che alza una volta la cornetta e chiama l'altra che lo aspetta (Giorgio Mastrota docet).

L'altra ascolta "ci sentiamo" e capisce "così poi usciamo, beviamo una cosa insieme, ti bacio e tra qualche anno ci sposiamo e facciamo un bambino".

La mia amica Alice sostiene che "l'unica cosa che gli uomini capiscono è l'indifferenza". Ok, quindi se mi chiama io gli devo fare "Ma dovevamo sentirci? Non mi risulta, comunque vabbè, dimmi". E se invece non chiama? Indifferenza. Nessun sms del tipo "non dovevamo sentirci?" o cose del genere. Pazienza, avrò solo sprecato un po' di fantasia.

mercoledì 4 gennaio 2012

Non sto bene, ma non me ne faccio una colpa

Domenica scorsa, durante il brunch di Capodanno, mi sono ritrovata a pensare ad alcune ossessioni che ho. Comportamenti, rituali, impulsi. Chissà cosa vogliono dire. 

- La mia prima grande ossessione sono i cassetti, gli sportelli e le porte. Se rimangono anche solo un pochino aperti, per sbaglio, vado fuori di testa. Deve essere tutto ben chiuso, e nulla deve sbucare dalle fessure. Vi racconto alcuni episodi salienti: l'altro giorno, nella casa al mare, anni '60, con gli infissi che lasciano un tantino a desiderare, a causa della mia ossessione di chiusura delle porte, sono rimasta chiusa in bagno. 20 minuti di panico per poi capire che bastava mettersi in piedi sul bordo della vasca da bagno e uscire dalla finestra, andare sul terrazzo, e via in cucina. Un altro episodio che mi sovviene riguarda invece uno sportello: ero ad una cena. A casa di una persona. Parlavo tantissimo, come mio solito, ridevo e scherzavo. Ad un certo punto questa persona si alza a prendere il sale e...lascia lo sportello aperto. Non volevo passare per una pazza, quindi non gliel'ho fatto notare. L'ha notato da solo, dopo i 15 minuti in cui mi ha vista cupa, arrabbiata e muta. 

- Forse vi ho già sconvolto abbastanza, ma penso di voler continuare. La mia vita da studentessa è stata costellata dalle ossessioni (dico "è stata" perchè ora sono laureanda, e sento di avere altri problemi ben più gravi). Facciamo alcuni esempi:

> Non usare mai e poi mai il bianchetto sui quaderni. Nemmeno tirare una riga sopra, chiaramente. Semplicemente, la regola è non sbagliare mai! Nella malaugurata ipotesi in cui ciò accadesse, strappate il foglio e ricominciate. Occhio a non lasciare pezzetti di carta sbrindellata o qualcuno lo noterà. Altra regola riguardante i quaderni è: non cambiare mai il colore di biro con cui si scrive. Se inizi un quaderno col nero e lo finisci col blu, che Dio ti fulmini! Per ovviare al problema, compra sempre almeno due penne dello stesso tipo, così se una finisce a metà quaderno, non noterai nemmeno lo sbalzo di tonalità. 

> Si sottolinea solo a matita. Si può evidenziare, ma con criterio: giallo come colore generico, arancione per le cose importanti, verde per le date, azzurro per i luoghi e i nomi degli autori, rosa...beh....se non sai le cose evidenziate in rosa non presentarti all'esame. Qualche volta ho usato il viola, ma erano momenti cupi della mia vita, di cui preferirei non parlarvi. 

> Il posto in cui si studia deve essere ben pulito. Portatevi l'Amuchina gel in aula studio, e con un fazzolettino, pulite prima di iniziare. Non si mangia mentre si studia. Mai. Si può bere l'acqua. Non il caffè. Che poi qualcosa potrebbe sporcarsi.

> Le cose nell'astuccio devono essere pulite, non ci devono essere altre schifezze oltre alle penne. Lavate le cose di tanto in tanto con un panno umido. E mi raccomando, le punte vanno girate tutte nella stessa direzione. 

- Che dite? Continuo? Le mani si lavano prima e dopo aver fatto pipì, una volta sola non basta. Per strada non si cammina mai su grate, tombini e quant’altro, non sia mai che muoio giovane perché ci casco dentro. Non ascoltate i dentisti, i denti non si lavano 3 volte al giorno, almeno 6 o 7. La bustina del thè va messa prima dell’acqua, nella tazza. Altrimenti io non lo bevo. Concludo, anche se le ossessioni non sono affatto finite. 

Poi vi chiedete perché la gente mi odia. 

PS: sono già stata in analisi per 3 anni e non me n'è passata nemmeno una. 

Gli uomini e le donne sono uguali?

Oggi voglio dedicare un post ad una categoria del genere umano che disprezzo fortemente, ma da cui, senza un vero motivo, mi ritrovo perennemente circondata: le pigne in culo. Le pigne in culo, come il nome stesso suggerisce, sono persone ben poco piacevoli. Sono persone "spigolose" e complessate che in qualche modo ti penetrano. Ho esagerato? Ti s'azzeccano, diciamo. Badate bene: molti di voi, nel leggere la loro descrizione, sentiranno di avere, come me del resto, un vero e proprio radar, che individua queste simpatiche canaglie tra milioni di altre persone. E anche una calamita, per attirarle a sè. Mi spiace, ma ho come il presentimento che sia un problema comune a molti.

Le pigne in culo si dividono in due gruppi fondamentali: le donne pigna in culo e gli uomini pigna in culo.

LE DONNE PIGNA IN CULO:

Se le pigne in culo sono donne e voi siete donne, le suddette vorranno essere a tutti i costi la vostra "amica del cuore", vorranno confidarsi, invitarvi a casa per farsi la ceretta a vicenda, farvi sapere cose volgarissime sul loro innamorato. Voi la detestate, chiaramente, ma è difficile dire di no ad una sfigata simile, non vorrete peggiorare la situazione! Così vi ritrovate in un tunnel senza fine fatto di cerette, capelli tagliati male, pranzi vomitati, eventi a cui non volevate per nessun motivo partecipare, figure di merda che avreste di gran lunga preferito evitarvi.

Se invece voi siete uomini, beh, avrete già capito....le pigne in culo si innamoreranno di voi. Senza motivo, peraltro. Ma attenti! La donna pigna in culo, quando si innamora, è un vero osso duro, che non molla finchè non ottiene ciò che vuole. Costringerà la sua migliore amica (ovvero una che ha avuto la sfiga di incontrarla, ma in verità non c'entra nulla con i suoi diabolici piani...una tipo me) ad appostamenti, pedinamenti, scatti illeciti di fotografie (che idolatrerà nella sua cameretta). Se non le darete le giuste attenzioni, arriverà un giorno davanti a casa vostra con un coltello, minacciando di tagliarsi le vene se non vi decidete ad amarla con altrettanto trasporto.

GLI UOMINI PIGNA IN CULO:

Se loro sono uomini e voi siete uomini...beh, non so cosa succede. C'è qualche maschietto che ha un amico pigna in culo? Forse sono quelli che li vedi in giro e ti sembrano "i gemelli diversi" e pensi "che cazzo c'avranno in comune 'sti due?". Probabilmente uno è la pigna, che trascina l'altro (il babbeo). Mi rendo conto del fatto che questo paragrafo risulti piuttosto trascurato. Se volete illuminarmi sull'argomento....

Se loro sono uomini e voi siete donne, oh, non vedevo l'ora di arrivarci. Il più delle volte sarete voi, mie care donnine, a cadere nel trappolone dell'uomo pigna in culo. Sarete voi ad innamorarvi perdutamente di lui (*). Vediamo nel dettaglio i diversi sottotipi:

- Il complessato: ha tanti problemi, lui, cucciolo. Ha perso il lavoro, è stato lasciato, è rimasto orfano, ha un problema con la droga, ha la tendenza ad arrabbiarsi e "spacare botilia, ammazare familia". Decidete voi, tanto avete già capito. E' l'uomo che avete deciso di salvare. Poi vi passerà l'infatuazione, ma ormai sarà troppo tardi. Lui sarà ormai diventato completamente dipendente dai vostri consigli o dalla vostre cure da super sexy crocerossina. Benvenute nel tunnel, donzelle.

- L'egoista autocentrato: ha un ego di dimensioni bibliche. Le stesse dimensioni del suo armamentario, secondo lui ( e solo lui, precisiamo). Parla sempre di sè, di quanto è bravo, di quanto è bello. Voi non esistete, oppure siete un ammennicolo di scarso valore, un giochino con cui trastullarsi, un accessorio trendy. Ma voi siete così innamorate, e lui non vi lascerà scappare, mai. Se voi scappaste, il suo ego ne sarebbe distrutto, quindi no, non si può fare.

- L'amicone. Eccolo qui, lo stavate aspettando, vero? Quello che un bel giorno, dopo che vi ha scopato in tutti i modi, in tutti luoghi, in tutti i laghi (perdonate la volgarità) vi dice: "ti voglio bene come a una sorella". Non ho altro da aggiungere.

NB. Questi sottotipi sono già di per sè agghiaccianti, ma state attente, spesso e volentieri lo stesso individuo può presentare anche più di una personalità squilibrata contemporaneamente. Sì, lo so, è un mondo difficile.

(*) Ogni tanto succede anche che sia l'uomo pigna in culo ad innamorarsi. E' così che nacque la figura dello stalker. Ve lo trovate ovunque, vi segue, vi chiama a qualsiasi ora del giorno e delle notte, vi fa regali, proposte di matrimonio e quant'altro. Denunciatelo all'autorità giudiziaria.

lunedì 2 gennaio 2012

Cosa voglio da te

Una delle cose che mi piacciono di più, quando inizia un nuovo anno, è aprire la nuova agenda. Di solito non riesco mai ad aspettare fino al primo gennaio, e questo non perchè abbia chissà quali impegni da appuntarvi all'interno, ma perchè sono impaziente.

Step n.1: Togliere il cellophane: una sensazione di potenza ti pervade nel momento in cui riesci a trovare un punto, solitamente in un angolo, in cui infilare il dito. Svergini quella sottile pellicola e ti senti bene. E poi "track", via tutta in un colpo. E' tua, per davvero.

Step n. 2: Finalmente è arrivato il momento. Puoi toccare la similpelle. Ci passi sopra la mano, aperta, e vai su e poi giù, poi giri l'agenda e ricominci. Esplori ogni angolo del tuo nuovo piccolo acquisto, e non è per sfiducia, non pensi che ci siano difetti da trovare in lei, anzi, vuoi percepire nelle tue mani tutta la sua perfezione.

Step n. 3: Puoi aprirla. No, non scrivere, aspetta un attimo. Prima guardala bene. Inizia dall'inizio. Non avere fretta. La sfogli, sembra tutta uguale, uguale a molte altre. Poi, quando sei già quasi stufo, vedi qualcosa. Qualcosa che le altre agende non avevano. Ora, non so dirvi cosa sia. La mia, ad esempio, l'apprezzo molto per gli adesivi che contiene in una piccola taschina sul fondo. Servono per appuntarsi i blog, i libri, i film, i concerti, le persone, il meglio dell'anno. Ecco, grazie a queste piccole cose, lei mi dà l'idea di somigliarmi, perchè, proprio come me, non vuole dimenticarsi delle cose che le sono piaciute di più. Ora che la conosci, puoi iniziare a mettere il segno di te su di lei.

Ora, e qui mi rivolgo soprattutto ai maschietti, provate a leggere questa storia al contrario. Ditemi se vi ricorda qualcosa. Qualcosa che il più delle volte avete fatto nell'ordine sbagliato. I più perspicaci ci saranno arrivati già durante la lettura delle prime righe, non potendo fare a meno di pensare ad un parallelismo tra il cellophane e l'imene.  Sì, esatto, l'agenda è come una donna, solo al contrario. Con le donne dovete partire dallo....

Step n. 3: Il più noioso. Dovete passare molto tempo a leggerla, una donna. Il più delle volte partirà dall'inizio e vi ammorberà con una serie di storie accadute quando voi ancora non l'avevate conosciuta. Storie familiari, amicali, di ex, di lavoro, di studio, dei mille hobbies ormai abbandonati. Quando, storditi dalle sue parole, sentirete che è arrivato il momento di salutare e andarsene, improvvisamente noterete qualcosa. Qualcosa che le altre donne non avevano. Può essere qualsiasi cosa, non devo essere io a dirvi cosa. Se fossi un uomo, mi piacerebbe trovare in una donna la capacità di smettere di parlare al momento giusto. Le donne non ce l'hanno di solito. Continuano imperterrite ad asciugarvi anche mentre voi sbadigliate. A questo punto vi ha colpiti, e non potete far altro che rimanere. E iniziate finalmente a dire qualcosa anche voi.

Step n. 2: Le donne amano gli uomini che parlano. Una volta riusciti ad intavolare la giusta conversazione, lei è già vostra. Quasi. Beh, non poteva essere così facile. Dovete dire le cose giuste. Quali sono? E chi lo sa. Ma se le troverete lei si lascerà toccare. Potrete esplorarla in ogni angolo, girarla e ricominciare daccapo. Non fate i porci, anche in senso figurato, dico. Non abbiate fretta, non trascurate questo importante passaggio.

Step n. 3: Avete raggiunto il vostro obiettivo. E' pronta per lasciarvi entrare dentro di lei, stavolta non più in senso figurato. Rompete il "cellophane" (sempre che ci sia ancora) e fatele sentire quanto avete aspettato. Adesso sì, è davvero vostra.

domenica 1 gennaio 2012

L'anno inizia sotto i migliori auspici

Avete presente quando siete in bagno e vi arriva un sms sul cellulare, che ovviamente si trova in un'altra stanza? Bene. Adesso immaginate che sia la mattina del primo giorno dell'anno. Immaginate di aver sperato per tutta la notte che qualcuno, e non qualcuno qualsiasi, vi mandasse un sms, e non un sms qualsiasi. Avete capito, no? Qualcosa del tipo "Sono stato uno stupido, adesso l'ho capito...ti amo, buon anno". Dunque, mentre siete in bagno, e sentite il magico "bip-bip" di quello schifoso Nokia fucsia da 19.90 euro che vi ritrovate come cellulare, iniziate a farvi prendere dal panico. Pensate cose del tipo "Oh mio Dio, ho sperato così tanto che...no, non può essere davvero lui...oppure...beh, sì, perchè no? Ok, se l'ha fatto davvero è perchè probabilmente si è ritrovato a una qualche festa noiosissima di Capodanno, ubriaco marcio. Forse addirittura, mentre mi ha mandato un messaggio del genere, aveva appena finito di scoparsi una stra-gnocca che aveva raccattato alla festa, una di quelle che a Capodanno si vestono da battone per onorare il detto chi non tromba a capodanno non tromba tutto l'anno". E allora succede che aumentate a dismisura la velocità delle azioni che stavate compiendo in bagno. Vi muovete come un robot impazzito, vi scartavetrate le guance nel tentativo di asciugarvi la faccia, buttate lo spazzolino nel bicchiere e uscite dal bagno con la schiuma ancora in bocca, sembrando un cane con la rabbia. Vi ammazzate quasi contro la porta, non accorgendovi che è chiusa, e finalmente raggiungete il tavolo della cucina. Prendete il telefono. Il mittente è un altro. Delusione, ma....beh, potrebbe comunque essere un messaggio fighissimo, no? E invece no. E' una cazzo di catena di Sant'Antonio. Seguono altri 4 messaggi. Uguali.