domenica 28 ottobre 2012

Cassandra

Non sono psicologicamente pronta all'idea che nevichi.

Ho portato l'auto dal gommista, che mi ha montato i pneumatici termici; la legnaia è tutta ben stipata e la stufa viaggia a pieno regime da alcuni giorni; ho comprato anche un sacco di legumi in latta, farine, prodotti a lunga conservazione, insomma, ho riempito la dispensa che casomai ne dovesse venir già un metro come l'anno scorso e dovessi chiudermi in casa qualche giorno, non muoio.

Tutto è pronto tranne me.

Comunque la simpatica perturbazione che porterà i primi fiocchi, così presto e così a bassa quota, si chiama Cassandra. Tra l'altro bella questa moda inutile di dare nomi agli eventi atmosferici. Volevo ricordare ai giornalisti di Studio Aperto che il sole, la pioggia, i venti e le perturbazioni atlantiche esistono dalla notte dei tempi, non c'è bisogno di creare epiteti nuovi ogni volta. Si chiamano già "Caldo", "Freddo", "Vento fortissimo". Pensa un po'. Dicevo...Ah sì, Cassandra. Voi la conoscete la leggenda di Cassandra? Leggetela e poi ditemi se non viene voglia di darvi una toccatina.


Definita come la profetessa, Cassandra è un personaggio della mitologia greca e precisamente, della leggenda troiana, figlia di Priamo, re di Troia.
Apollo, innamorato di lei, le dette il dono della profezia in cambio del suo amore, ma Cassandra lo ingannò, rifiutandosi dopo essersi promessa e allora Dio la punì, facendo si che le sue profezie restassero inascoltate. Immediatamente prima della presa di Troia, Cassandra avverte i suoi compatrioti che l'enorme cavallo di legno lasciato dagli Achei sulla spiaggia, era un artificio dei Greci per conquistare la città, ma invano, poichè venne accusata di essere solo una profeta di sventura, inascoltata e malvista.
Divenuta, dopo la distruzione di Troia schiava e concubina del re Agamennone, Cassandra viene trasportata ad Argo: qui ha un fuggevole incontro con Clitemnestra. Poi, invasa improvvisamente dal nume, in una lucida allucinazione accenna alle colpe terribili degli Atridi, predicendo la prossima uccisione di Agamennone e di se stessa, maledice Apollo che l'ha condotta alla rovina, quindi entra nella reggia, consapevole che li l'attende la morte per mano di Clitemnestra, che la strangola con le sue stesse mani.
Per antonomasia, si attribuisce l'appellativo di "Cassandra" alle persone che pur annunciando eventi sfavorevoli giustamente previsti, non vengono credute, e viene detta "sindrome di Cassandra" la condizione di chi formula ipotesi pessimistiche ma è convinto di non poter fare nulla per evitare che si realizzino.








sabato 27 ottobre 2012

Una porta tutta per sè

Virginia Woolf voleva una stanza tutta per sè. A me basterebbe una porta. Mi piacciono le porte; più spesse sono, meglio è. E possibilmente senza vetri, o al limite sabbiati, in modo che da fuori si vedano solo ombre.

A volte la gente pensa di poter entrare e uscire dalla vita degli altri senza dire nulla. Se invece avessimo le porte sarebbe tutto molto più facile.

Intanto per entrare uno dovrebbe bussare, e da come uno bussa capisci subito se è determinato o meno ad entrare e con quale atteggiamento. Io vorrei che le persone bussassero in modo deciso, ma discreto. Senza insistere.

Guarderei dallo spioncino e rimarrei ad osservare cosa fa chi ha bussato mentre aspetta. Se vedessi una persona mangiarsi un pochino le unghie e guardarsi intorno con imbarazzo aprirei subito, per non lasciare che si crogioli nel disagio del momento. Se invece vedessi qualcuno sbuffare o battere nervosamente i piedi, col cazzo che aprirei. Io voglio una vita tranquilla, senza gente nervosa dentro. Così come non aprirei se vedessi qualcuno che decide di scaccolarsi davanti alla mia porta o di cagarmi nel portaombrelli. A me la gente cafona non piace.

Se la persona che vedo dal buchino mi dovesse piacere, aprirei lentamente, sorriderei e la inviterei ad entrare e rimanere per un thè. Davanti al thè le persone si aprono. Di solito dalla faccia di una persona capisco se la stavo aspettando o meno; in quel caso preparerei anche dei biscotti. Solo dopo un thè con i biscotti chiuderei la porta, come a dire "ti tengo con me".

Ma il bello di avere una porta viene quando qualcuno dalla tua vita deve uscirci. Dalle porte si esce dando la schiena e il culo, ma se poi ci vuoi rientrare devi metterci la faccia. E questo tante volte ce lo dimentichiamo. A volte non ti accorgi che le persone sono uscite dalla tua vita perchè non hai sentito sbattere la porta. E allora le cerchi, le chiami e solo dopo un po' ti accorgi che non ci sono più. Se avessimo una porta sarebbe più semplice e si eviterebbero tante delusioni. A me piace la gente che quando va via ti spiega perchè, ti abbraccia e ti dice arrivederci, che comunque nella vita non si sa mai. Chi proprio detesto, invece, più ancora di quelli che vanno via senza sbattere la porta, sono quelli che rimangono lì sull'uscio, mettono la testa un po' dentro e un po' fuori, indecisi se rimanere, andarsene, rientrare o scappare.

Vorrei una porta di legno, blindata, da cui fosse faticoso tanto entrare quanto uscire. E invece la mia vita ultimamente sembra avere una di quelle porte a vetri del supermercato, che si aprono e si chiudono in automaticamente e che creano un tale caos che a volte la gente si dà le spallate.





martedì 23 ottobre 2012

Gravidanze indesiderate

In un mondo che prigioniero è, della crisi, del capitalismo, del precariato, degli zuccheri, degli allevamenti intensivi, del petrolio e tanti altri cazzinculo di varia natura, c'è ancora gente che crede nel futuro. Non sto parlando solo dei giovani non choosy e che dunque godono come ricci a lavorare gratis in attesa di un contratto, dei sostenitori del downshifting e della green economy, dei vegani e dei cattolici. Sto parlando di chi mette al mondo un figlio, di chi desidera fortemente l'arrivo di un erede a cui lasciare tra le mani questo porco mondo. Avete davvero tutta la mia stima, cari genitori o quasi. Io, sinceramente, a parte il piccolo dettaglio della mancanza di anche solo un abbozzo d'uomo con cui copulare, un figlio non so se lo farei. Non so badare nemmeno a me stessa, figuriamoci ad un infante che della vita non sa nulla e abbisogna della qualsiasi. Insomma, ci vuole un bel coraggio. 

Fatta questa breve premessa, tanto per dire la mia un po' su tutto, oggi in rete ho trovato due notizie che mi hanno alquanto sconvolta. Due beniamine del piccolo schermo hanno annunciato con gioia l'imminente arrivo delle loro creature. In principio fu la Fico (per ulteriori informazioni, leggete qui), ora tocca a Belen (anche di lei ho già parlato qui) e udite udite! a Carmen Russo. 

Ora, su Belen c'è poco da dire. E' una ragazza giovane, bella, nel pieno della sua età fertile, innamorata di un baldo ballerino, che sarà anche di poche parole ma intanto ha fatto centro. L'argentina ha dichiarato che, pochi istanti dopo aver conosciuto Stefano, capì che si trattava della sua metà della mela e che si sarebbe fatta ingravidare in tempo zero. Ha aggiunto che non le importa se questa gravidanza stroncherà la sua carriera di sex symbol. Non importa a te, figurati a noi! Sii felice, Belen, e buon cammino con Santiago (perchè il pupo si chiamerà così). Lo so, quest'ultima battuta era pessima, perdonatemi. 

Ecco, su Carmen Russo invece ho proprio bisogno di sfogarmi un attimino. La signora in questione tiene 53 anni e anche se si ostina a dire che questa gravidanza è un dono Dio, l'ha ottenuta con la procreazione assistita. E' appena ovvio che Dio non esista, anche perchè molte donne a quell'età sono già in menopausa. Sei vecchia amica, fattene una ragione. Ma ti ci vedi a 60 anni ad accompagnare il pargolo in prima elementare, a fare con lui la foto con il grembiulino al parchetto prima di andare a scuola? Ecco, queste cose mi lasciano assai perplessa. Le trovo proprio di un egoismo schifoso. Poi ognuno è libero di fare ciò che vuole, per carità, non voglio mettermi a fare la moralista, però no, dai, così non si può. Comunque lei invece lo chiamerà come uno dei santi a cui è devota. Molto bene. In ogni caso l'esistenza di questo bambino, non ancora iniziata, è già segnata dal disagio: faticherà a distinguere suo padre e sua madre perchè hanno gli stessi capelli da Mocio Vileda con taglio a scodellino e tutti abbiamo visto in diretta Tv suo padre piangere perchè aveva le emorroidi.*

Il mondo è bello perchè è marcio.

* Scusate, ma c'è qualcosa che merita di essere aggiunto. Leggendo meglio l'articolo da cui ho attinto questa succulenta quanto inutile notizia, ho notato che la soubrette ha dichiarato farà il massimo per vivere il più a lungo possibile. Ah beh, pensa che la gente di solito si impegna per finire sotto un tram e spreca ogni energia possibile per invecchiare velocemente. Come dice la mia amica Luana "mapppuoi?".











lunedì 22 ottobre 2012

Sei pensieri, non uno di più


Oggi ho fatto dei pensieri. Mi sono sembrati tanti, poi li ho scritti ed erano solo sei. 

Il primo pensiero è stato: "Cristo, ho avuto la febbre di venerdì, vomitato di sabato, lavorato di domenica, mi sono svegliata afona di lunedì. Bellammmerda." Vabbè, questo potevo anche non dirvelo. 

Il secondo pensiero è stato davanti allo specchio: "Hai un palese scompenso ormonale. Che cazzo sono tutti 'sti brufoli? Ah, già. Ieri in preda all'isteria ti sei mangiata un panino con la Nutella che nemmeno il piccolo Lucio. Stai a dieta, cretina! E poi nella Nutella ci sono lo zucchero bianco e l'olio di palma. Tu sei una radical chic  del cazzo e queste cose NON le mangi!" 

Il terzo pensiero è stato a pranzo: "Ma perchè secondo quelli della mensa i vegetariani devono crepare di fame?" 

E il quarto pensiero, immediatamente successivo è stato: "Tu manco se fai i digiuni ad oltranza come Gandhi muori di fame, tieni una riserva di grasso che neanche le foche monache!"

Il quinto pensiero è stato: "Dai, adesso vado a casa, mi svacco sul divano e mi dimentico di esistere". Poi succede che...avete presente quando uno arriva a casa e regna un'atmosfera surreale, non sai dire cosa c'è di troppo o cosa invece manca, ma non è più casa. Qualcosa stona. Forse sono io. Poi fai una domanda del cazzo. Una di quelle proprio inopportune, che mentre le parole escono dalla tua bocca il tuo cervello ti ordina di frenare ma è tardi. Appena la finisci deglutisci e aspetti con gli occhi spalancati una risposta che sia già che non arriverà. E infatti non arriva una risposta. Quello che arriva è molto più simile ad una sprangata sugli alluci. Non è un colpo mortale, ma è fastidioso. Vorresti le tue dita dei piedi integre e non provare del dolore inutile. 

Il sesto pensiero è stato: "Non ci voglio pensare e allora metto su David Bowie. Se dovessi scegliere una canzone, un'unica canzone da poter ascoltare per il resto dei miei giorni, sceglierei Space Oddity. Mi mette un misto di malinconia e allegria che è impossibile da descrivere. E' come quando vedo le foglie gialle e rosse in autunno. O come quando sento l'odore di sigaro alla vaniglia. O come quando sento il rumore di un bicchiere che cade e si rompe. Quelle cose lì, che non sai se piangere o ridere."

Spero vivamente che questo sia l'ultimo pensiero della giornata, perchè quando inizio a parlare come una sedicenne hipster fulminata mi faccio paura da sola. 

sabato 20 ottobre 2012

Nessuno mi può giudicare


Ultimamente pare che io abbia la faccia di una che sa fare benissimo un sacco di cose. Forse perchè son cessa, e allora uno dice “Vabè, figa non è, sarà almeno brava!”. Può essere. Fatto sta che essere ritenuti bravi in qualcosa crea delle notevoli ansie da prestazione, soprattutto quando tu sei pienamente conscio del fatto che quella cosa NON la sai fare. Vi ho confusi col delirio come al solito?

Ciò che intendevo dire è che è molto interessante osservare come le persone si facciano un’idea di te sulla base di non si sa bene cosa. Non mi sto lamentando, eh. Per intenderci, non mi ridurrò mai come quei decerebrati che come status su Facebook ritengono opportuno scrivere “Certa gente dovrebbe guardare se’ stessa prima di giudicare gli altri! Il giudizio degli altri per me non conta nulla, criticatemi pure, io rido!”. Ecco, no, grazie che me l’hai detto perchè mi veniva il dubbio che stessi rosicando. Quando a me delle cose non frega un cazzo io non ci penso proprio, figurati se ci scrivo uno status di Facebook, sai com’è.

Cosa stavo dicendo? Ah, sì. Le idee che gli altri si fanno di me. Ecco, dicevo, non mi sto lamentando perchè in realtà la gente su di me si fa dei bellissimi film. Le cose più assurde che la gente ha detto di me ultimamente sono:

“Hai veramente un ottimo gusto nel vestire!” Vorrei far presente a chi non mi conosce che io mi vesto solo ed esclusivamente con capi a tinta unita, preferibilmente il nero o se proprio sono allegra il grigio, e ho acquistato tutto ciò che c’è nel mio armadio (o meglio, sulla poltrona che utilizzo con tale funzione) su una bancarella del mercato o presso un cinese che non emette nemmeno mezzo scontrino però mi regala il “tacapanna”, ossia la gruccia.

“Avrai perso almeno dieci chili dall’ultima volta che ti ho vista!” Anch’io lo credevo. E invece no gioia, ne ho persi solo 4. SOLO 4. E per farlo mi sono nutrita di gallette di mais e bolle di azoto, nulla di più. E ho corso come una dannata, cosa che è difficile per tutti, figuriamoci se hai un culo pesantissimo da portarti dietro e lo sport più faticoso mai fatto in vita tua è stato il sollevamento del barattolo di Nutella.

“Sei una persona che ispira molta fiducia. Ti do la responsabilità di questo, questo e quello.” Ma anche no. Intanto ho sempre settemila cose da fare e quando non ho da fare godo del mio tempo libero, non sono come quelle persone che hanno la necessità di riempire ogni buco! (largo ai doppi sensi!). E poi sono distratta, tutte le persone che conosco hanno almeno un oggetto di mia proprietà in casa loro perchè dimentico sempre tutto. Sul dizionario alla voce “procrastinazione” c’è una mia descrizione (la foto no, perchè dissi che l’avrei mandata domani). In ultimo, io sono nata scazzata, non voglio essere responsabile di niente e nessuno, se potessi guadagnare stando seduta a grattarmi la passera lo farei (perdonate la scurrilità).

“Sarai piena di uomini che ti girano intorno!” Questa è l’apoteosi delle minchiate improbabili che la gente è disposta a pronunziare pur di sentirsi raccontare dettagli piccanti sulla tua vita intima. Tesoro, non c’è niente da sapere. Ho una vita sessuale intensa come quella di Rosy Bindi, credimi che se ci fosse trippa per gatti non sarei nemmeno qui a parlare con te.

“Tu sei bravissima a scrivere, vieni a fare un corso di blog!” Ecco, è un po’ come a chiedere ad Enzo Miccio di tenere una lectio magistralis di machismo e virilità. Ho reso l’idea?

In pratica, mettendo insieme tutte queste belle idee del cazzo, io sarei una ragazza stilosa, in buona forma fisica, affidabile, con una vita sessuale soddisfacente e, last but not least, una blogger di successo. Certo. L’importante è crederci.