sabato 27 ottobre 2012

Una porta tutta per sè

Virginia Woolf voleva una stanza tutta per sè. A me basterebbe una porta. Mi piacciono le porte; più spesse sono, meglio è. E possibilmente senza vetri, o al limite sabbiati, in modo che da fuori si vedano solo ombre.

A volte la gente pensa di poter entrare e uscire dalla vita degli altri senza dire nulla. Se invece avessimo le porte sarebbe tutto molto più facile.

Intanto per entrare uno dovrebbe bussare, e da come uno bussa capisci subito se è determinato o meno ad entrare e con quale atteggiamento. Io vorrei che le persone bussassero in modo deciso, ma discreto. Senza insistere.

Guarderei dallo spioncino e rimarrei ad osservare cosa fa chi ha bussato mentre aspetta. Se vedessi una persona mangiarsi un pochino le unghie e guardarsi intorno con imbarazzo aprirei subito, per non lasciare che si crogioli nel disagio del momento. Se invece vedessi qualcuno sbuffare o battere nervosamente i piedi, col cazzo che aprirei. Io voglio una vita tranquilla, senza gente nervosa dentro. Così come non aprirei se vedessi qualcuno che decide di scaccolarsi davanti alla mia porta o di cagarmi nel portaombrelli. A me la gente cafona non piace.

Se la persona che vedo dal buchino mi dovesse piacere, aprirei lentamente, sorriderei e la inviterei ad entrare e rimanere per un thè. Davanti al thè le persone si aprono. Di solito dalla faccia di una persona capisco se la stavo aspettando o meno; in quel caso preparerei anche dei biscotti. Solo dopo un thè con i biscotti chiuderei la porta, come a dire "ti tengo con me".

Ma il bello di avere una porta viene quando qualcuno dalla tua vita deve uscirci. Dalle porte si esce dando la schiena e il culo, ma se poi ci vuoi rientrare devi metterci la faccia. E questo tante volte ce lo dimentichiamo. A volte non ti accorgi che le persone sono uscite dalla tua vita perchè non hai sentito sbattere la porta. E allora le cerchi, le chiami e solo dopo un po' ti accorgi che non ci sono più. Se avessimo una porta sarebbe più semplice e si eviterebbero tante delusioni. A me piace la gente che quando va via ti spiega perchè, ti abbraccia e ti dice arrivederci, che comunque nella vita non si sa mai. Chi proprio detesto, invece, più ancora di quelli che vanno via senza sbattere la porta, sono quelli che rimangono lì sull'uscio, mettono la testa un po' dentro e un po' fuori, indecisi se rimanere, andarsene, rientrare o scappare.

Vorrei una porta di legno, blindata, da cui fosse faticoso tanto entrare quanto uscire. E invece la mia vita ultimamente sembra avere una di quelle porte a vetri del supermercato, che si aprono e si chiudono in automaticamente e che creano un tale caos che a volte la gente si dà le spallate.





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