domenica 6 maggio 2012

Alla ricerca del tempo perduto

Stamattina mentre mi lavavo i denti ho avuto un'epifania che manco Proust quando ha addentato la sua fuckin'petite madeleine lisergica. Ricordi d'infanzia, angosce attuali e progetti futuri si sono mischiati in un mega-trip che sostanzialmente gira intorno alla musica e al rapporto con mio padre.

Avevo scritto un lunghissimo e ammorbante post per voi. Poi ho trovato un bando di un concorso letterario e ho pensato "ci provo". Che magari il frutto delle mie seghe mentali, anzichè perdersi nell'etere come al solito, stavolta diventa il seme generatore di una grande carriera di scrittrice. Il racconto però dev'essere inedito, quindi non posso pubblicarvelo che poi magari mi squalificano (sempre che qualcuno legga davvero i racconti che arrivano). Il regolamento diceva anche "1800 battute". Ma scherziamo? E' troppo poco per chi, come me, soffre di diarrea grafica. Ho dovuto tagliuzzarlo tutto. Non so se alla fine si capisse ancora qualcosa, ma l'ho spedito lo stesso.

Ho pensato che in caso di perdita a me non cambierebbe nulla. E anzi, sarebbe più che giusto. Lasciamo fare lo scrittore a chi ha studiato o sta studiando per farlo. Del resto anch'io quando sento che "qualcuno" mi sta rubando il mestiere, mi incazzo come una iena. In caso di vincita anche non cambierebbe nulla, con l'unica differenza che mi vergognerei come una ladra a vedere qualcosa di così personale pubblicato.

Che poi anche qui scrivo cose personali. E voi le leggete. E io scrivo apposta perchè voi le leggiate. Quando dipingo metto sulla tela tutto quello che mi passa per la testa e poi i miei quadri li metto su internet. Ci penso su. Qualunque forma di arte uno cerchi di fare (pittura, scrittura, cinema, fotografia, ballo...) è come se si masturbasse davanti a tutti. Metà del mondo è esibizionista, l'altra metà guardona.

E poi mi dico anche: ma se in fondo ci piace, come mai ci attacchiamo ancora così tanto alla morale? Sull'ultimo numero di Rolling Stone, Filippo Timi ha scritto un bellissimo articolo sul peso della morale nella nostra vita.

E poi penso: se penso ancora un po' faccio la fine dei doberman, che hanno il cervello troppo grosso per la loro scatola cranica e diventano pazzi.








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