Ieri, la conferenza di Patti Smith, ospite a Collisioni 2012, è stata un'esperienza che non dimenticherò per molto tempo.
Quando l'ascoltai in concerto due anni fa a Torino pensai che non l'avrei mai più rivista. Le rughe e il catarro evidentemente non l'hanno fermata.
L'attesa è lunga, i bodyguard molesti, sono affaticata, trovare un posto a sedere è un'impresa ardua, sono arrabbiata perchè nonostante il pass nessuno mi fa entrare da nessuna parte.
Finalmente arriva Patti.
Paragona il suo amore per Bob Dylan al rapporto tra un bambino e la bambina di cui è innamorato. Un ragazzino quando è innamorato di una coetanea le tira i capelli e le fa i dispetti. Lei, quando il suo idolo Bob Dylan l'ha cercata nel backstage di un suo concerto chiedendo "C'è qualche poeta qui?" ha risposto "Chissenefrega della poesia!". E poi lei col suo idolo ci ha cantato, sotto riflettori bollenti. E le gocce del loro sudore si sono addirittura mischiate. "Se vivrete abbastanza a lungo, capirete che nella vita tutto può succedere".
Arriva un soffio di vento, si sentono gli uccellini cantare. Patti se ne accorge e la conferenza si interrompe un attimo. Si divaga. A Collisioni c'è tutto ciò che si può desiderare da un festival.
Quando Patti apre bocca ti accorgi che davanti hai una donna che ha visto e vissuto tutto. E' la sacerdotessa del Rock. Sì, lo è davvero. E' uscito da poco il suo ultimo album. Pensi "Cazzo, è del '46 e sogna più di me!". Pensi che per noi italiani la massima esponente del rock è Gianna Nannini, e vuoi morire.
Poi si alza, recita People have the power. Non canta, parla. Ma la musica in qualche modo la senti lo stesso. Nel naso, l' odore di vino che arriva dalla strada. Le persone bisbigliano le stesse parole che Patti sta intonando, come una specie di preghiera. Quella brezza che prima era leggera ora ti sembra un vento forte e freddo, che ti fa venire la pelle d'oca. Arriva una lacrima. E' solo la prima.
Per le altre bisogna aspettare il concerto.
Grazie Patti.
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