Oggetto della mia ostilità è ciò che per molti passa assolutamente inosservato.
Al contrario, non mostro alcun dispregio verso ciò che a tanti causa repulsione.
Non mi schifo a parlare di cacca a tavola, ad esempio, e questo dipende dal fatto che lavoro in un asilo nido e cambio pannolini tutto il giorno. Negli escrementi vedo qualcosa di assolutamente naturale e quasi sacro. I bambini ti aiutano a cambiare prospettiva su molte cose. Somigliano un po' all'amore, i bambini.
Non mi disturba vedere due uomini o due donne che si baciano. Non riesco nemmeno a capire come a qualcuno possa dar fastidio. L'unico sentimento negativo che tale visione può suscitarmi è forse l'invidia. Che comunque secondo me non è un sentimento negativo, ma se iniziassi a spiegare la mia tesi finirei col divagare, così lascio perdere.
Ho citato questi due esempi perché di recente il caso ha voluto che le mie orecchie sentissero da più voci le seguenti frasi:
Frase n°1: "Dio, che schifo quando qualcuno parla di cacca a tavola!". Amico, la cacca è proprio il prodotto, la diretta conseguenza, di quello che tu stai facendo in questo momento: mangiare. E comunque a me si chiude lo stomaco di più guardando il telegiornale. Sto pensando di obbligarmi a mangiare davanti ad un TG per provare a far funzionare la mia dieta.
Frase n°2: "Io non ho niente contro le coppie gay, basta che lo facciano a casa loro!". ma cosa? Cosa devono fare a casa loro? Se una cosa ti fa schifo ti fa schifo sempre, indipendentemente da chi la fa. Se non tolleri un bacio in pubblico, che importa chi lo da? Vai a casa a nasconderti anche tu, allora! Ma secondo me le persone che riescono ad esprimere un simile pensiero sono le stesse che ammoniscono chi ruba una scatola di sardine al supermercato e poi votano Berlusconi.
Torniamo all'oggetto della mia intolleranza: l'ignoranza.
Qualcuno starà pensando: "Ammazza, quanto è spocchiosa questa, oh! Ma che si crede? D'essere più furba degli altri?!"
No, affatto. L'ignoranza ha l'aspetto positivo di essere motore e stimolo per "fare cose e vedere gente". Io se non mi sentissi ignorante non leggerei, non andrei a vedere una mostra o un film o un Paese, non comprerei un cd, non mi lascerei affascinare da nessuno. Perché penserei che non c'è nulla che valga la pena sapere, nulla che valga la pena vedere, nulla che valga la pena ascoltare e nessuno da cui valga la pena lasciarsi insegnare qualcosa.
La cosa che mi turba, mi spiazza, mi intristisce è l'ostentazione dell'ignoranza e il totale disinteresse che molti manifestano verso qualsivoglia forma di cultura. "Non lo so e non mi interessa saperlo" è la più infausta delle affermazioni che una persona umana possa fare (a meno che non riguardi i cazzi degli altri. In quel caso va bene).
Siccome sono un'amante delle figure retoriche, e il mio artificio linguistico preferito è senza dubbio l'antifrasi, io le persone così le chiamo "limited edition", non perché non ce ne siano moltissime, ma perché la loro mente è confinata in un'immaginaria linea di demarcazione da non oltrepassare mai, oltre la quale è impossibile espandersi. Le chiamo anche "low profile", non certo perché custodi del valore della sobrietà, ma per la bassezza di spirito. Il fatto di usare termini anglofoni è perché un'altra cosa che amo, dopo la mia lingua, è sapere anche quelle degli altri.
Adesso che ho fatto un po' la colta posso anche sbracare un attimo per augurare cordialmente alle persone in questione:
- di sentirsi anche loro costantemente inadeguate;
- di mettersi anche loro ininterrottamente in discussione;
- di essere anche loro perennemente insoddisfatte.
A Natale siamo tutti più buoni? Non credo proprio.
Post Scriptum: rileggendo queste righe mi rendo conto di quanto risultino poco legate, probabilmente si faticherà a tenere il filo del discorso, ma concedetemi questo sfogo personale: sono agghiacciata. E no, non è l'inverno.
Nota: la frase utilizzata come titolo è del fumettista statunitense Scott Adams.
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